mercoledì 9 gennaio 2013

IL MONDO DEI POETI - seconda e ultima puntata


Dopo avere finito di esporre il mio geniale piano, decidemmo di non perdere ulteriore tempo e tornare in centro città. Mi resi conto che uno dei miei compagni cominciava a sua volta a dimostrare gli effetti poetici, anche se nel suo caso, almeno si rendeva conto di dire poesie e prima di ogni verso annunciava "permettetemi un momento poetico", era come una malattia, ma in una fase benigna e controllabile, per quello decidemmo di tenerlo comunque con noi. Uscendo appunto dalla fabbrica abbandonata e semibuia, inciampiai in qualcosa lamentandomi dal dolore e questo subito mi disse:

                 Permettetemi un momento poetico: o tu che soffri in codesto loco oscuro/la prossima volta accendi la luce che stai più sicuro!"


Il piano era tanto semplice quanto sagace: vestiti tutti da Babbi Natale, di modo che se qualcuno ci avesse rivolto la parola avremmo potuto cantare canzoncine natalizie e non farci riconoscere, saremmo arrivati alla casa di AG, ci saremmo arrampicati sui muri come i finti Babbi,  per poi infilarci nel camino, sequestrarlo e obbligarlo a disattivare l'arma chimica. 

 Ritornati in centro, ci fermammo davanti a una villetta bagnata dal sole afoso del mezzogiorno. Spiegai ai miei compagni che non poteva essere la casa di AG perché:
 1) che chiavica di racconto di avventure è se subito trovo quello che sto cercando? 
 2) A Milano in gennaio non c'è il caldo sole afoso e questo racconto di avventure è una chiavica 
 3) non c'era il camino.

Così cercammo altre case, mentre il malumore degli altri serpeggiava, inoltre più ci avvicinavamo ad AG più l'influenza maligna del raggio poetico colpiva i miei compagni, mentre curiosamente io rimanevo del tutto indifferente, con me il raggio non funzionava per nulla, ero proprio refrattario di natura alle poesie!  Per dare un'idea di quanto la situazione stava volgendo male, basta dire che quando uno cadde per terra, non riuscendo bene a muoversi vestito da Babbo Natale, disse :
             
                                            "ma mannaggia a colui/che in cielo tiene il mio destino/e mi conduce come una pedina/movendo il sole e le altre stelle!"

Insomma, mi resi conto che ero la sola speranza per il mondo di tornare "normale" si fa per dire. Così, quando credetti di riconoscere la casa di AG, mi gettai contro la porta per aprirla con la forza, come vedevo fare nei film americani, però, sentendo il rumore, l'anziana proprietaria aprì la porta e si ritrovò una decina di finti Babbi Natale scaraventati nel salotto.
"Mi scusi signora" dissi trafelato "Cercavo AG!"
"Giovanotto! A parte che il Natale ormai è passato, lo sa che esistono i telefoni per chiamare il suo amico?"

In ogni caso, la vecchietta era davvero gentilissima e poco dopo eravamo tutti a sorseggiare il tè con biscotti nel salotto, la serenità della signora ci rilassava e confortava.
"Ma sapete, io ormai sono anziana, e poi ho superato una guerra mondiale, quarant'anni con mio marito e dieci anni di spesa alla LIDL, cosa volete che possa farmi un'arma chimica? Certo che con me non funziona! Però non mi dispiace questo nuovo mondo poetico, in fondo è meglio di prima, sono diventati tutti molto gentili e romantici, e anche quando ti mandano a quel paese lo fanno in versi."
"Signora, ma non possiamo accettare tutto questo! Che futuro avranno i nostri figli in questo mondo poetico? E lei si immagina i politici in televisione a parlare in rima? E come faremo ad andare in Comune a ritirare un documento? Tremo solo a pensarci!  Dobbiamo trovare AG e convincerlo, con le buone o le cattive, a disattivare l'arma chimica!"
"Oh, ma perchè non me l'ha detto prima? Non abita più qui, si è trasferito nel parco."
"Nel parco???" chiedemmo tutti in coro. 

Tolte le divise da Babbo Natale, che ormai erano inutili, ci avvicinammo di soppiatto al parco, che AG, ormai divenuto il Principe del nuovo mondo poetico, aveva trasformato in una sorta di liceo, nel senso greco antico, un gruppo di amici e amiche vestiti di tuniche, tra i quali riconobbi Marina, che coltivavano fiori, camminavano, e intanto si scambiavano le loro composizioni poetiche, usando i Tag, che erano come dei ciondoli, delle calamite di energia poetica, ovvero chi era di turno a dire la sua poesia lanciava il Tag sugli altri, che si trovavano costretti a commentare, per poi a loro volta declamare le loro poesie e Taggare gli altri. Tra un Tag e l'altro, notai che mangiucchiavano e sbevazzavano., insomma si divertivano, loro, alla faccia nostra.

Così vicini alla fonte energetica poetica, il nostro gruppetto, già scombinato dalla partenza, si era ormai frantumato, c'era chi aveva deciso di convertirsi alla poesia e chiedeva dove si poteva comprare una tunica XL, chi cercava di resistere ma era ormai preda del virus poetico. Mi resi conto definitivamente che con me il raggio era del tutto inoffensiva. 
"AG!" gridai, e tutto il convito di poeti si voltò verso di noi. "AG, Spegni l'arma chimica per il bene del mondo! TI prometto che leggerò sempre le tue poesie su Facebook, anzi la penultima l'avevo letta e mi era piaciuta, e poi il libro di Baudelaire l'ho pure prestato a una mia amica. Arrenditi! "
"Permettetemi un pensiero poetico per l'occasione" si aggiunse il mio compagno di disavventure che stava cedendo al raggio poetico:
 "Caro AG, sei sempre stato un bravo ragazzo, però adesso ci hai rotto il c..."

Per fortuna, AG non lo fece finire e, prendendomi a braccetto, mi spiegò parlando normalmente e non in maniera poetica come temevo:
"Mio caro, adesso sai cosa si prova a sentire tutti che parlano in modo diverso da te, essere relegati in un ghetto dove solo gli altri Poeti ti possono capire e apprezzare... ma voglio dare un'ultima possibilità ai Non Poeti come te. Voglio sentire una poesia tua, anche breve. Se saprai improvvisare una poesia, mi arrenderò."
"Io? Una poesia? Mai scritta una in vita mia, nemmeno da adolescente.... "
"Bene, allora benvenuto nel mio convito poetico, vuoi una tunica? Che sei, XXL mi sembra...?"
"Va bene, comporrò una poesia!"

Decisi di sacrificarmi per il futuro del mondo, e, con tutti in cerchio a guardarmi, come in un quadro di Botticelli, cercai ispirazione in una lontana delusione amorosa.

"Mia amata,
 il tuo collo era un fiore delicato
la tua pelle sapeva di bucato
mia amata
quanto mi è dispiaciuto
non averti mai tromb..."

"Basta così!! con un gesto plateale, AG, sinceramente stizzito, mi interruppe "Non posso tollerare oltre questa offesa all'arte poetica! Se voi Non Poeti dovrete comporre in questo modo, allora 
preferisco che noi Poeti rimaniamo chiusi nel nostro mondo, va bene!" e sempre con questi gesti che, insieme alla tunica e all'ambiente, facevano molto teatro greco antico, prese il suo cellulare e compose dei numeri. Mi guardai intorno e notai che i miei compagni erano tornati a parlare normalmente.

"Non mi fido ancora" dissi, con il tono di chi ormai ha in mano la situazione "Voglio controllare!"
Così andammo su Facebook:
un gatto, auguri di buon anno, due gatti, una frase fatta sul senso della vita, un gatto, una poesia, una poesia, un gatto, una frase fatta sul credere in se stessi, un gatto, auguri di buon anno, una poesia, una poesia, due gatti, una poesia., due gatti, due poesie, una frase fatta, un gatto, una poesia..  però Facebook era sempre così, fu solo accendendo la televisione che ebbi la conferma che tutto era tornato alla normalità, si fa sempre per dire, mai fui così contento di vedere i programmi... della sera perché con tutte quelle avventure ormai si era fatta già una certa.

"Amici poeti e non poeti" dissi "In questo momento così importante per l'umanità, vorrei solo dire... scusa AG, siccome da stamattina ho preso solo un cappuccino, non è che avresti qualcosa da mangiare, ho una fame!"
E fu così che quella incredibile giornata sfociò in una allegra serata a tarallucci e vino, 

"chi ha avuto avuto avuto 
chi ha dato ha dato ha dato 
scurdiammoci il passato
 siamo a Napoli paisà"

                                                                                                                       
                                                                          FINE??

                                                                 (speriamo di sì...)





postfazione: nella vasta produzione creativa di AD, questo strano raccontino va inquadrato in un periodo difficile passato dall'autore, tra feste natalizie, abbondanti cene e libagioni, dormite infinite, troppi cartoni animati visti insieme ai suoi nipotini, infatti la pubblicazione online risale ai primi giorni del 2013. AD scrisse molti saggi, recensioni, racconti, sceneggiature, ma in tutta la vita non scrisse mai nemmeno un verso poetico. 

martedì 8 gennaio 2013

IL MONDO DEI POETI (raccontino stupidino di inizio anno) - prima puntata



Quando mi svegliai, sembrava un giorno uguale agli altri, gli uccellini cantavano, i trapani trapanavano, la portinaia sulle scale brontolava, come sempre iniziai la giornata mettendo il bollitori sul fuoco e accendendo la radio, sintonizzata sul mio canale preferito. Essendo questa una radio senza dj e chiacchere, solo musica, era intervallata solo da spot pubblicitari, così almeno per una buona mezz'ora non mi accorsi di quello che era successo durante la notte.  Fu dal primo spot che mi accorsi di qualcosa di insolito, per reclamizzare un noto formaggio lo slogan era:

Non aspettare maggio
per gustare il nostro formaggio!

Non ci feci caso più di tanto, pensai che era un nuovo slogan come tanti, ma poi subito ne passò un altra:

Quanto è assai cosa saporita
da noi gustare la pizza margherita!

Dovette arrivare il momento del radiogiornale per cominciare a preoccuparmi. 
Le notizie erano lette in questo modo:

Ecco le dichiarazione di inizio anno dei nostri politici: 

                                            Italiani, non citerei Piancarale
                                           per dire che la situazione può migliorare
                                          E nemmeno Monterotondo
                                          per dirvi che abbiamo toccato il fondo
                                          Preferisco citare Fanigliulo
                                          perché ormai ve lo piglierete nel...

Chiusi la radio stizzito, ma cosa era successo? Mentre ancora sorseggiavo il mio Nescafé, col pc ancora spento, perché io vado in ordine, prima la radio, poi il caffè e poi il pc, accesi la televisione. Non volevo crederci, doveva essere un caso, non avrei mai pensato che AG l'avesse fatto veramente. La televisione fu una triste conferma: il presentatore a chi telefonava rispondeva così:

Orsu non ci faccia aspettare
ci dica da dove ha deciso di chiamare
e con una domanda da poco
vincerà il nostro gioco


Avevo capito tutto. AG aveva realizzato quello che minacciava da tempo: la terribile arma chimica in suo possesso, che gli era stata regalata per la prima comunione, era stata azionata: un dispositivo che faceva diventare tutti poeti, così che chi parlava e scriveva in maniera discorsiva era tagliato fuori dalla società. Come sempre in questi casi, si spera sempre per il meglio, così, dopo essermi vestito in fretta, uscii per strada. Fuori sembrava un giorno come gli altri, non sapendo chi interpellare fermai il primo passante chiedendo :

"Scusi sa le ore?" 
"Le ore del dolore/le ore del mio cuore/che soffre per amore/ma da quando ci sei tu/tutto questo non c'è più/trallallero cucucu! (mi scusi sa, mi mancava la rima!)"

Le mie speranze svanirono del tutto quando, fingendomi non del luogo, chiesi a un vigile come si raggiungesse il centro per sentirmi rispondere:
"Ogni uomo ha il suo centro
e ogni centro ha il suo uomo"

Era la fine. Un mondo dove tutti avrebbero parlato in versi, la vendetta di chi scrive le poesie e magari non viene letto, era un complotto da tempo organizzato su Facebook, di cui ero venuto a conoscenza, ma in cui non avevo voluto credere. Come avrei potuto, io non affatto astioso verso le poesie, ma con qualche difficoltà a penetrarle, a capirle, anche nel caso di grandi autori, prediligendo la narrativa sopratutto fluviale alla Balzac e Tolstoj, a sopravvivere in questo nuovo mondo? Come avrei potuto lavorare, viaggiare, chattare, perfino... prendere un caffè al bar? Seguendo i miei pensieri, entrai appunto nel primo bar a disposizione, dove mi conoscevano come cliente, sorridendo e cercando di sembrare tranquillo chiesi un bel cappuccino. 

"Come la luna sul lago/e non la cruna dell'ago/sarà questo cappuccino/per apprestarsi al vostro mattino" fu la risposta. 
Non dissi niente per non farmi riconoscere, ma dopo avere con mani tremanti bevuto il mio cappuccino, andai a pagare e la risposta fu;
                                           "sarò onesto/le darò il resto". 

Uscendo dal bar, mi resi conto che qualcuno mi stava seguendo, fui preoccupato: almeno i Poeti che ormai dominavano il mondo sarebbero stati comprensivi con i Non Poeti sopravvissuti? O mi avrebbero perseguitato ed esiliato? Invece la persona che mi seguiva e si avvicinò a me sarebbe stato un propizio incontro.
"Parola d'ordine" mi disse piantandosi davanti a me.
"Non lo so"
"Quanto costa un chilo di pane?"
"Boh, io prendo la baguette"
"Amico! Sei dei nostri! Vieni, subito!"

E mi caricò sopra un taxi, quando stavo per aprire bocca, mi fece un segno eloquente di non parlare per non farsi riconoscere dal taxista che pure rimase silenzioso tutto il tempo, forse a sua volta era dei nostri e temeva che fossimo dei Poeti. La mia impressione fu confermata dal frettoloso dialogo alla nostra discesa:quant'è? tenga, buongiorno, buongiorno a voi, e così via. 

Ci trovavamo ora dalle parti di Ortica, periferia nord milanese, e mi ritrovai in una fabbrica abbandonato, un perfetto luogo per carbonari quali appunto eravamo. Il mio misterioso compagno mi presentò ai suoi amici. 
"Ne ho trovato un'altro. L'ho riconosciuto dal suo imbarazzo al bar, e l'ho portato da noi" 
Gli altri, che non erano pochi, mi accolsero con calore, come se fossimo vecchi amici. Sorprendente come si fraternizza subito  quando si condivide una situazione di pericolo. 

Dopo le presentazioni, spiegai a tutti che ero portatore di una informazione fondamentale per la PIPPO, ovvero la neonata organizzazione  Protezione Italiana contro il Predonimio Poetico Organizato. AG covava segretamente questo progetto ormai da tempo, e su Facebook trapelavano scambi di informazioni, messaggi in codice che avevo sottovalutato, ormai le speranze erano poche. Chissà quanti c'erano sparsi per Milano, poverini! E poi nel mondo? E le altre città sarebbero già cadute? Forse perfino in Francia dove sono tutti sempre così gentili, ti avrebbero risposto:

"mais ou allez monsieur? 
s'il vous plait entrez dans le trou du..." 

Mi zittirono. Ero stato chiarissimo. La situazione era chiara: i Poeti non avevano intenzioni ostili contro i Non Poeti, semplicemente dovevamo adattarci e cominciare a poetare anche noi, cosa impensabile, oppure ribellarci. 
Oppure...

"Oppure" dissi, accendendomi una sigaretta e sentendomi come Jean Gabin in qualche vecchio film in bianco e nero "Dobbiamo andare a casa di AJ e disattivare l'arma chimica" 
"Come?" mi chiesero in coro, con gli occhi puntati su di me, ero ormai diventato il leader della PIPPO, cosa che mi rese orgoglioso.
"Ho un piano" dissi. 

                                                                                                    1- continua...