martedì 8 gennaio 2013

IL MONDO DEI POETI (raccontino stupidino di inizio anno) - prima puntata



Quando mi svegliai, sembrava un giorno uguale agli altri, gli uccellini cantavano, i trapani trapanavano, la portinaia sulle scale brontolava, come sempre iniziai la giornata mettendo il bollitori sul fuoco e accendendo la radio, sintonizzata sul mio canale preferito. Essendo questa una radio senza dj e chiacchere, solo musica, era intervallata solo da spot pubblicitari, così almeno per una buona mezz'ora non mi accorsi di quello che era successo durante la notte.  Fu dal primo spot che mi accorsi di qualcosa di insolito, per reclamizzare un noto formaggio lo slogan era:

Non aspettare maggio
per gustare il nostro formaggio!

Non ci feci caso più di tanto, pensai che era un nuovo slogan come tanti, ma poi subito ne passò un altra:

Quanto è assai cosa saporita
da noi gustare la pizza margherita!

Dovette arrivare il momento del radiogiornale per cominciare a preoccuparmi. 
Le notizie erano lette in questo modo:

Ecco le dichiarazione di inizio anno dei nostri politici: 

                                            Italiani, non citerei Piancarale
                                           per dire che la situazione può migliorare
                                          E nemmeno Monterotondo
                                          per dirvi che abbiamo toccato il fondo
                                          Preferisco citare Fanigliulo
                                          perché ormai ve lo piglierete nel...

Chiusi la radio stizzito, ma cosa era successo? Mentre ancora sorseggiavo il mio Nescafé, col pc ancora spento, perché io vado in ordine, prima la radio, poi il caffè e poi il pc, accesi la televisione. Non volevo crederci, doveva essere un caso, non avrei mai pensato che AG l'avesse fatto veramente. La televisione fu una triste conferma: il presentatore a chi telefonava rispondeva così:

Orsu non ci faccia aspettare
ci dica da dove ha deciso di chiamare
e con una domanda da poco
vincerà il nostro gioco


Avevo capito tutto. AG aveva realizzato quello che minacciava da tempo: la terribile arma chimica in suo possesso, che gli era stata regalata per la prima comunione, era stata azionata: un dispositivo che faceva diventare tutti poeti, così che chi parlava e scriveva in maniera discorsiva era tagliato fuori dalla società. Come sempre in questi casi, si spera sempre per il meglio, così, dopo essermi vestito in fretta, uscii per strada. Fuori sembrava un giorno come gli altri, non sapendo chi interpellare fermai il primo passante chiedendo :

"Scusi sa le ore?" 
"Le ore del dolore/le ore del mio cuore/che soffre per amore/ma da quando ci sei tu/tutto questo non c'è più/trallallero cucucu! (mi scusi sa, mi mancava la rima!)"

Le mie speranze svanirono del tutto quando, fingendomi non del luogo, chiesi a un vigile come si raggiungesse il centro per sentirmi rispondere:
"Ogni uomo ha il suo centro
e ogni centro ha il suo uomo"

Era la fine. Un mondo dove tutti avrebbero parlato in versi, la vendetta di chi scrive le poesie e magari non viene letto, era un complotto da tempo organizzato su Facebook, di cui ero venuto a conoscenza, ma in cui non avevo voluto credere. Come avrei potuto, io non affatto astioso verso le poesie, ma con qualche difficoltà a penetrarle, a capirle, anche nel caso di grandi autori, prediligendo la narrativa sopratutto fluviale alla Balzac e Tolstoj, a sopravvivere in questo nuovo mondo? Come avrei potuto lavorare, viaggiare, chattare, perfino... prendere un caffè al bar? Seguendo i miei pensieri, entrai appunto nel primo bar a disposizione, dove mi conoscevano come cliente, sorridendo e cercando di sembrare tranquillo chiesi un bel cappuccino. 

"Come la luna sul lago/e non la cruna dell'ago/sarà questo cappuccino/per apprestarsi al vostro mattino" fu la risposta. 
Non dissi niente per non farmi riconoscere, ma dopo avere con mani tremanti bevuto il mio cappuccino, andai a pagare e la risposta fu;
                                           "sarò onesto/le darò il resto". 

Uscendo dal bar, mi resi conto che qualcuno mi stava seguendo, fui preoccupato: almeno i Poeti che ormai dominavano il mondo sarebbero stati comprensivi con i Non Poeti sopravvissuti? O mi avrebbero perseguitato ed esiliato? Invece la persona che mi seguiva e si avvicinò a me sarebbe stato un propizio incontro.
"Parola d'ordine" mi disse piantandosi davanti a me.
"Non lo so"
"Quanto costa un chilo di pane?"
"Boh, io prendo la baguette"
"Amico! Sei dei nostri! Vieni, subito!"

E mi caricò sopra un taxi, quando stavo per aprire bocca, mi fece un segno eloquente di non parlare per non farsi riconoscere dal taxista che pure rimase silenzioso tutto il tempo, forse a sua volta era dei nostri e temeva che fossimo dei Poeti. La mia impressione fu confermata dal frettoloso dialogo alla nostra discesa:quant'è? tenga, buongiorno, buongiorno a voi, e così via. 

Ci trovavamo ora dalle parti di Ortica, periferia nord milanese, e mi ritrovai in una fabbrica abbandonato, un perfetto luogo per carbonari quali appunto eravamo. Il mio misterioso compagno mi presentò ai suoi amici. 
"Ne ho trovato un'altro. L'ho riconosciuto dal suo imbarazzo al bar, e l'ho portato da noi" 
Gli altri, che non erano pochi, mi accolsero con calore, come se fossimo vecchi amici. Sorprendente come si fraternizza subito  quando si condivide una situazione di pericolo. 

Dopo le presentazioni, spiegai a tutti che ero portatore di una informazione fondamentale per la PIPPO, ovvero la neonata organizzazione  Protezione Italiana contro il Predonimio Poetico Organizato. AG covava segretamente questo progetto ormai da tempo, e su Facebook trapelavano scambi di informazioni, messaggi in codice che avevo sottovalutato, ormai le speranze erano poche. Chissà quanti c'erano sparsi per Milano, poverini! E poi nel mondo? E le altre città sarebbero già cadute? Forse perfino in Francia dove sono tutti sempre così gentili, ti avrebbero risposto:

"mais ou allez monsieur? 
s'il vous plait entrez dans le trou du..." 

Mi zittirono. Ero stato chiarissimo. La situazione era chiara: i Poeti non avevano intenzioni ostili contro i Non Poeti, semplicemente dovevamo adattarci e cominciare a poetare anche noi, cosa impensabile, oppure ribellarci. 
Oppure...

"Oppure" dissi, accendendomi una sigaretta e sentendomi come Jean Gabin in qualche vecchio film in bianco e nero "Dobbiamo andare a casa di AJ e disattivare l'arma chimica" 
"Come?" mi chiesero in coro, con gli occhi puntati su di me, ero ormai diventato il leader della PIPPO, cosa che mi rese orgoglioso.
"Ho un piano" dissi. 

                                                                                                    1- continua...
                           




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