sabato 5 aprile 2014

DOPO LA QUARTA GUERRA

La terza guerra ci passò sopra, ci rotolò intorno senza che noi nemmeno ce ne accorgessimo, eravamo

come quei pesci che stanno in un acquario enorme e credono di stare dentro l'oceano. Forse nel nostro

immaginario eravamo rimasti ad un'idea di guerra risalente al passato, perché la considerassimo mondiale

avrebbe dovuto essere come la prima, sopratutto come la seconda: eserciti che invadono il territorio altrui,

mancanza di cibo, deportazioni, città rase al suolo dai bombardamenti. Stavamo pasciuti e gaudenti nelle

nostre belle case, senza nessuna privazione, senza che le nostre attività di lavoro e svago fossero

intralciate, così per noi non era in corso nessuna guerra. Intanto, dall'invasione del Kuwait in poi, la terza

guerra si era trascinata per molti anni, dall'Iraq all'Afghanistan, dalla Siria all'Iran, per poi concludersi senza

risolversi. La quarta guerra mondiale, invece, fu un bagliore, un sogno ad occhi aperti, fu tutto così veloce

che solo dopo qualche tempo noi sopravissuti cominciammo a realizzare quanto era successo, o meglio a

cercare di farlo. Le prime settimane ne parlavamo tra noi, scambiandoci supposizioni e congetture: non era

stato un conflitto tra gli americani e i russi, e nemmeno degli americani con i popoli mediorentali, si era

trattato di una tensione tra la Cina e l'India, o forse tra la Corea e il Pakistan, o tra il Giappone e e la Corea,

chissà. Durante le prime settimane della nostra nuova vita spesso discutevamo di questo, poi abbiamo

smesso di parlarne. Come abbiamo, dopo qualche tempo, smesso di raccontarci dove eravamo e cosa

abbiamo visto il giorno della Grande Esplosione, anche questo ci è venuto a noia, o meglio credo sia stato

un rimuovere qualcosa di poco gradevole, un non volerci pensare più e quindi nemmeno più parlarne.  Il

mio ricordo è di una grande luce all'orizzonte, ricordo anche un suono sotterrraneo, come il ronzio di un

gigantesco frigorifero. Intorno a questo suono il completo silenzio, un silenzio assurdo per un pomeriggio

d'estate. Dopo la luce un oblio, un lungo sonno senza sogni, poi il risveglio.

Sono sicuro che i miei nuovi amici, ovvero gli altri sopravissuti, hanno la stessa mia sensazione: di essere

ritornati giovani e di ricordare la vita prima della Grande Esplosione come un sogno, come un film, come

qualcosa che non appartiene. Mi accorgo, con qualche timore, che ogni giorno i miei ricordi, poco alla volta,

svaniscono. Credo che per molti aspetti sia stato solo un bene quanto è successo: ormai la tecnologia

aveva raggiunto quanto poteva raggiungere, la vita sociale era arrivata ad uno stadio di nevrosi

insopportabile, avevamo troppo, eravamo ogni giorno bombardati da troppi impulsi, segnali, informazioni,

eravamo sempre annoiati, affaticati, volevamo sempre di più. Invece è proprio quando sei privato di

qualcosa per lungo tempo che poi la sai apprezzare. I dischi per esempio. Non abbiamo più l'elettricità, così

anche se ne ho ritrovato qualcuno non c'è modo di ascoltarli: per la musica abbiamo ancora delle radio

funzionanti a batterie che usiamo con la massima parsimonia per non più di un'ora al giorno, per ascoltare i

nostri pochi cd. Vorremmo dedicare più tempo ad ascoltare musica, ed avremmo tutto il tempo per poterlo

fare, ma sappiamo che le batterie non dureranno per sempre, così la musica è diventata per noi un bene

prezioso, da centellinare, da gustare in ogni sua sfumatura, prima di perderlo per sempre.  Dicevo dei

dischi: li sto collezionando quando li trovo, potrebbe non avere molto senso in quanto non posso ascoltarli,

ma sono tanto belli i dischi! Sono diventati oggetti provenienti da un'altro mondo, reperti archeologici.

testimonianze indispensabili. Ne ho una decina, il più bello è un disco di Donna Summer, si chiama "State

of indipendence", mi piace molto come è confezionato: la copertina si divide come se fosse un doppio, sulla

busta che contiene il vinile ci sono tutti i testi e molte fotografie. Chissà, se qualcuno da qualche parte

riesce a rimettere in funzione gli impianti elettrici, potrei anche riuscire ad ascoltarlo, al momento nessuno di

quelli che sono con me lo sanno fare.

Devo dire che nessuno di chi vive in questa nostra piccola comunità sa fare nulla, o forse non vuole sapere

fare nulla. Conduciamo una vita molto rilassata, abbiamo ritrovato un contatto nuovo con la natura, gli

animali sono tornati, non ci evitano più come accadeva prima, non hanno più paura di noi e nemmeno noi di

loro, non parlo solo di cani e gatti, parlo anche dei volatili, dei lupi, degli orsi. Abbiamo smesso di cibarci di

loro, e loro, come per un mutuo accordo, non sembrano volersi cibare di noi. Ci nutriamo di verdure, di

pane, di pasta, di cibo che era stato prodotto ed era rimasto nei supermercati, abbiamo un'alimentazione

prevalentemente fredda, ma la sera ci scaldiamo qualcosa facendo bruciare la legna. Non abbiamo creato

una società di stampo comunista, nemmeno una società vegetariana o ecobiologica. In effetti, non abbiamo

nemmeno creato una società! Siamo delle persone che si sono ritrovate in una condizione di vita nuova e

inevitabilmente viviamo insieme. Non sappiamo se in altre parti del mondo diverse dal territorio

precedentemente denominato Italia si sono create comunità più numerose e più organizzate, non abbiamo

nessun mezzo di informazione e non abbiamo mezzi di trasporto per allontanarci. Una sera ne abbiamo

parlato, uno di noi aveva detto che l'indomani sarebbe partito, avrebbe provato a camminare per qualche

settimana, dirigendosi verso nord. Poiché ci troviamo non lontani dalla costa tirennica, siamo nell'antica

Toscana, il nostro esploratore avrebbe raggiunto la Liguria, la Francia, avrebbe incontrato altre persone,

raccolto informazioni... Il giorno dopo, il nostro amico rimase con noi ed anche i giorni successivi, ma non è

detto che un giorno non decida di incamminarsi. Il tempo ha preso un altro andamento adesso, c'è tutto il

tempo di fare ogni cosa, siamo tutti in vacanza, tutti disoccupati, pensionati, non abbiamo niente da fare

tutto il giorno, così ci dedichiamo alle cose che ci piaccono. A me sono sempre piaciuti i libri, ecco, una

delle poche cose che rimpiango del mondo precedente erano tutte quelle biblioteche, tutti quei libri

dovunque, a completa disposizione di tutti. Ora i libri sono diventati invece una rarità, come i dischi: ho

recuperato quello che potevo, li custodisco con cura, li ho catalogati e messi in ordine alfabetico, per farlo

ho impiegato una mezza giornata, sono solo una cinquantina! La considero la mia biblioteca, anzi la nostra,

quando qualcuno dei miei compagni ha voglia di leggere viene a trovarmi, se ne prende uno poi, quando ha

finito, me lo riporta. Non ci sono più i soldi, nella nostra piccola comunità, non c'è nemmeno uno scambio

commerciale di nessun tipo, allo stesso tempo, come ho già scritto, non è nemmeno una comunità

comunista, nella quale comunque ci sarebbero delle gerarchie e delle regole.

So perché il nostro amico poi non è partito per l'antica Europa a cercare altre comunità: è che stiamo tanto

bene così come stiamo adesso, non ci manca nulla, nella vita precedente avevamo tanti problemi e nevrosi,

adesso ci stiamo rilassando, noi, la natura e gli animali.

Non ho idea di quanto possa durare questa condizione, forse siamo già morti anche noi e non ce ne

rendiamo conto, forse da un momento all'altro mi sveglio e sono a Milano, nella stanza d'hotel dove

dormivo quando seguivo qualche affare. Forse un giorno ci stancheremo, e scatterà in noi quell'impulso a

cambiare, a crescere, a costruire che ha permesso l'evoluzione della civiltà. Se dovessi paragonare la

nostra condizione ad un periodo storico di quelli precedenti. lo definirei un alto medioevo, subito dopo le

invasioni barbariche, un periodo neutro di passaggio tra una fase di civiltà ed un'altra. Spesso penso ad un

documentario che ho visto una notte in televisione, parlava di certe incongruenze storiche, di batterie

ritrovate in tombe mesopotamiche, disegni di aeroplani sopra antichi vasi cinesi, una pistola ritrovata in una

caverna preistorica. Anche se era un programma televisvio di scarso livello, ero rimasto molto colpito da

quel documentario, infatti me lo ricordo parola per parola. E' possibile che le civiltà raggiungano un certo

livello oltre il quale c'è solo la follia e poi implodono, si autodistruggono per poi ricominciare dal niente,

come è succcesso a noi. Le civiltà però si lasciano sempre dietro dei souvenirs, dei rifiuti che diventano

reperti preziosissimi, come appunto i dischi e le motociclette che uno dei miei compagni, a sua volta, si

diverte a collezionare.

Nessun commento:

Posta un commento