La terza guerra ci passò sopra, ci rotolò intorno senza che noi nemmeno ce ne accorgessimo, eravamo
come quei pesci che stanno in un acquario enorme e credono di stare dentro l'oceano. Forse nel nostro
immaginario eravamo rimasti ad un'idea di guerra risalente al passato, perché la considerassimo mondiale
avrebbe dovuto essere come la prima, sopratutto come la seconda: eserciti che invadono il territorio altrui,
mancanza di cibo, deportazioni, città rase al suolo dai bombardamenti. Stavamo pasciuti e gaudenti nelle
nostre belle case, senza nessuna privazione, senza che le nostre attività di lavoro e svago fossero
intralciate, così per noi non era in corso nessuna guerra. Intanto, dall'invasione del Kuwait in poi, la terza
guerra si era trascinata per molti anni, dall'Iraq all'Afghanistan, dalla Siria all'Iran, per poi concludersi senza
risolversi. La quarta guerra mondiale, invece, fu un bagliore, un sogno ad occhi aperti, fu tutto così veloce
che solo dopo qualche tempo noi sopravissuti cominciammo a realizzare quanto era successo, o meglio a
cercare di farlo. Le prime settimane ne parlavamo tra noi, scambiandoci supposizioni e congetture: non era
stato un conflitto tra gli americani e i russi, e nemmeno degli americani con i popoli mediorentali, si era
trattato di una tensione tra la Cina e l'India, o forse tra la Corea e il Pakistan, o tra il Giappone e e la Corea,
chissà. Durante le prime settimane della nostra nuova vita spesso discutevamo di questo, poi abbiamo
smesso di parlarne. Come abbiamo, dopo qualche tempo, smesso di raccontarci dove eravamo e cosa
abbiamo visto il giorno della Grande Esplosione, anche questo ci è venuto a noia, o meglio credo sia stato
un rimuovere qualcosa di poco gradevole, un non volerci pensare più e quindi nemmeno più parlarne. Il
mio ricordo è di una grande luce all'orizzonte, ricordo anche un suono sotterrraneo, come il ronzio di un
gigantesco frigorifero. Intorno a questo suono il completo silenzio, un silenzio assurdo per un pomeriggio
d'estate. Dopo la luce un oblio, un lungo sonno senza sogni, poi il risveglio.
Sono sicuro che i miei nuovi amici, ovvero gli altri sopravissuti, hanno la stessa mia sensazione: di essere
ritornati giovani e di ricordare la vita prima della Grande Esplosione come un sogno, come un film, come
qualcosa che non appartiene. Mi accorgo, con qualche timore, che ogni giorno i miei ricordi, poco alla volta,
svaniscono. Credo che per molti aspetti sia stato solo un bene quanto è successo: ormai la tecnologia
aveva raggiunto quanto poteva raggiungere, la vita sociale era arrivata ad uno stadio di nevrosi
insopportabile, avevamo troppo, eravamo ogni giorno bombardati da troppi impulsi, segnali, informazioni,
eravamo sempre annoiati, affaticati, volevamo sempre di più. Invece è proprio quando sei privato di
qualcosa per lungo tempo che poi la sai apprezzare. I dischi per esempio. Non abbiamo più l'elettricità, così
anche se ne ho ritrovato qualcuno non c'è modo di ascoltarli: per la musica abbiamo ancora delle radio
funzionanti a batterie che usiamo con la massima parsimonia per non più di un'ora al giorno, per ascoltare i
nostri pochi cd. Vorremmo dedicare più tempo ad ascoltare musica, ed avremmo tutto il tempo per poterlo
fare, ma sappiamo che le batterie non dureranno per sempre, così la musica è diventata per noi un bene
prezioso, da centellinare, da gustare in ogni sua sfumatura, prima di perderlo per sempre. Dicevo dei
dischi: li sto collezionando quando li trovo, potrebbe non avere molto senso in quanto non posso ascoltarli,
ma sono tanto belli i dischi! Sono diventati oggetti provenienti da un'altro mondo, reperti archeologici.
testimonianze indispensabili. Ne ho una decina, il più bello è un disco di Donna Summer, si chiama "State
of indipendence", mi piace molto come è confezionato: la copertina si divide come se fosse un doppio, sulla
busta che contiene il vinile ci sono tutti i testi e molte fotografie. Chissà, se qualcuno da qualche parte
riesce a rimettere in funzione gli impianti elettrici, potrei anche riuscire ad ascoltarlo, al momento nessuno di
quelli che sono con me lo sanno fare.
Devo dire che nessuno di chi vive in questa nostra piccola comunità sa fare nulla, o forse non vuole sapere
fare nulla. Conduciamo una vita molto rilassata, abbiamo ritrovato un contatto nuovo con la natura, gli
animali sono tornati, non ci evitano più come accadeva prima, non hanno più paura di noi e nemmeno noi di
loro, non parlo solo di cani e gatti, parlo anche dei volatili, dei lupi, degli orsi. Abbiamo smesso di cibarci di
loro, e loro, come per un mutuo accordo, non sembrano volersi cibare di noi. Ci nutriamo di verdure, di
pane, di pasta, di cibo che era stato prodotto ed era rimasto nei supermercati, abbiamo un'alimentazione
prevalentemente fredda, ma la sera ci scaldiamo qualcosa facendo bruciare la legna. Non abbiamo creato
una società di stampo comunista, nemmeno una società vegetariana o ecobiologica. In effetti, non abbiamo
nemmeno creato una società! Siamo delle persone che si sono ritrovate in una condizione di vita nuova e
inevitabilmente viviamo insieme. Non sappiamo se in altre parti del mondo diverse dal territorio
precedentemente denominato Italia si sono create comunità più numerose e più organizzate, non abbiamo
nessun mezzo di informazione e non abbiamo mezzi di trasporto per allontanarci. Una sera ne abbiamo
parlato, uno di noi aveva detto che l'indomani sarebbe partito, avrebbe provato a camminare per qualche
settimana, dirigendosi verso nord. Poiché ci troviamo non lontani dalla costa tirennica, siamo nell'antica
Toscana, il nostro esploratore avrebbe raggiunto la Liguria, la Francia, avrebbe incontrato altre persone,
raccolto informazioni... Il giorno dopo, il nostro amico rimase con noi ed anche i giorni successivi, ma non è
detto che un giorno non decida di incamminarsi. Il tempo ha preso un altro andamento adesso, c'è tutto il
tempo di fare ogni cosa, siamo tutti in vacanza, tutti disoccupati, pensionati, non abbiamo niente da fare
tutto il giorno, così ci dedichiamo alle cose che ci piaccono. A me sono sempre piaciuti i libri, ecco, una
delle poche cose che rimpiango del mondo precedente erano tutte quelle biblioteche, tutti quei libri
dovunque, a completa disposizione di tutti. Ora i libri sono diventati invece una rarità, come i dischi: ho
recuperato quello che potevo, li custodisco con cura, li ho catalogati e messi in ordine alfabetico, per farlo
ho impiegato una mezza giornata, sono solo una cinquantina! La considero la mia biblioteca, anzi la nostra,
quando qualcuno dei miei compagni ha voglia di leggere viene a trovarmi, se ne prende uno poi, quando ha
finito, me lo riporta. Non ci sono più i soldi, nella nostra piccola comunità, non c'è nemmeno uno scambio
commerciale di nessun tipo, allo stesso tempo, come ho già scritto, non è nemmeno una comunità
comunista, nella quale comunque ci sarebbero delle gerarchie e delle regole.
So perché il nostro amico poi non è partito per l'antica Europa a cercare altre comunità: è che stiamo tanto
bene così come stiamo adesso, non ci manca nulla, nella vita precedente avevamo tanti problemi e nevrosi,
adesso ci stiamo rilassando, noi, la natura e gli animali.
Non ho idea di quanto possa durare questa condizione, forse siamo già morti anche noi e non ce ne
rendiamo conto, forse da un momento all'altro mi sveglio e sono a Milano, nella stanza d'hotel dove
dormivo quando seguivo qualche affare. Forse un giorno ci stancheremo, e scatterà in noi quell'impulso a
cambiare, a crescere, a costruire che ha permesso l'evoluzione della civiltà. Se dovessi paragonare la
nostra condizione ad un periodo storico di quelli precedenti. lo definirei un alto medioevo, subito dopo le
invasioni barbariche, un periodo neutro di passaggio tra una fase di civiltà ed un'altra. Spesso penso ad un
documentario che ho visto una notte in televisione, parlava di certe incongruenze storiche, di batterie
ritrovate in tombe mesopotamiche, disegni di aeroplani sopra antichi vasi cinesi, una pistola ritrovata in una
caverna preistorica. Anche se era un programma televisvio di scarso livello, ero rimasto molto colpito da
quel documentario, infatti me lo ricordo parola per parola. E' possibile che le civiltà raggiungano un certo
livello oltre il quale c'è solo la follia e poi implodono, si autodistruggono per poi ricominciare dal niente,
come è succcesso a noi. Le civiltà però si lasciano sempre dietro dei souvenirs, dei rifiuti che diventano
reperti preziosissimi, come appunto i dischi e le motociclette che uno dei miei compagni, a sua volta, si
diverte a collezionare.
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