sabato 5 aprile 2014

LA PILLOLA



Mi regalai una breve vacanza accettando l'invito da parte di un mio amico d'infanzia ad andarlo a trovare
qualche giorno nella sua splendida villa in Liguria, un vero porto di mare dove tanta gente di tutte le età
andava e veniva. Devo dire che, a parte la perfetta ospitalità ricevuta, la buona cucina, i salutari bagni e la
bellezza dei luoghi, le crisi depressive di cui soffrivo in città non mi lasciarono, così rientrai temprato e
rilassato nel fisico, ma non nel cuore. Al mio ritorno, la prima persona che andai a salutare fu proprio il mio
medico, che ormai, dopo tanto tempo che mi seguiva, era divenuto un amico ed un confidente, proprio
perché i miei problemi non erano dentro il mio corpo, sempre perfettamente sano nonostante la mia non più
giovane età, ma dentro la mia anima. Nonostante la confidenza ottenuta, continuavamo a parlarci dandoci
del lei.

"Vede, dottore, mentre stavo in Liguria seguivo attentamente telegiornali e giornali, con più attenzione di
quanto faccio in città, forse perché avevo tanto tempo da spendere. Ecco, tutta questa gente che muore
ogni giorno, non intendo quelli che muoiono di vecchiaia, perché mica si può vivere per sempre e poi sono
sicuro che passata una certa età, diciamo dopo i 95 o i cent'anni, uno si stufa anche di stare al mondo, no,
io parlo di tutta la gente che muore ogni giorno nelle guerre, ma anche negli incidenti stradali, nelle
esplosioni, la gente che annega nel mare, i bambini che annegano nelle piscine, ogni giorno muore tanta
gente nei modi più strani. Sopratutto, quando vedo quelli giovani o giovanissimi, ho una stretta al cuore,
perché  erano giovani che avevano amici, una ragazza, un lavoro che li appassionava, tanti interessi, tante
passioni, tanta voglia di vivere. Ecco, io invece, nonostante non posso certo dire di essere stato sfortunato
anzi, non ho mai avuto questa gioia, questa voglia di vivere, nemmeno quando ero giovanissimo, a volte ho
avuto l'impressione che la vita fosse finita, di avere la morte che mi soffiava sul collo, ed invece poi la vita è
proseguita, e chissà quanto andrà avanti ancora. Io, quando vedo questi giovani che muoiono vorrei.. vorrei
fare cambio, scambiare la mia vita con la loro, con questo non voglio dire che mi voglia suicidare, come lei
sa non ci ho mai lontanamente pensato, anche nelle mie depressioni più profonde, però, come lei pure sa,
se mi dicessero che ho una settimana da vivere, un mese, un giorno.. e che la mia vita sarà scambiata con
quella di uno di questi giovani.. beh, magari un giorno sarebbe poco.. mi basterebbe una settimana per
sistemare tutte le cose e poi mettermi a letto e aspettare.. non sarebbe male.. sistemi tutto, lasci lettere a
chi sai che ti vuole bene, poi chiami la donna che ti sistema bene la casa, ti metti a letto con un pigiamino
Se fossi stato un suo nuovo paziente, ad un discorso del genere il dottore mi avrebbe subito prescritto dei
psicofarmaci di quelli forti e fissato un appuntamento con uno psicologo, se non un bel
elettroencefalogramma, ma il dottore come dicevo era ormai un ottimo amico, mi conosceva bene e non si
stupì più di tanto. Egli sorrise, si alzò, aprì il suo armadio per estrarne una confezione.

"Un altro psicofarmaco? Ormai li ho provati quasi tutti... in Liguria mi sono portato gli ultimi che mi ha dato...
non mi toglievano la depressione però mi facevano fare certe dormite.... dovevano svegliarmi a
mezzogiorno per dirmi che il pranzo era pronto... però... "

C'era qualcosa che non andava. Sulla scatola non c'era scritto assolutamente niente. Il dottore continuava
a non parlare, mentre estraeva una pillola dalla confezione.

"Non gliene ho mai parlato" mi disse "Non ne ho mai parlato a nessuno. Questa è una novità. Non è in
commercio e non lo sarà mai. E' la pillola per morire. "

"Sì. Morire, come ha detto lei. Si può morire senza soffire. Basta fermare il cuore. Ha presente il cuore
come fa? Sistola­diastola­sistola­diastola. Pam­pum­pam­pum. Quando il cuore smette di battere, si muore.
"Ovviamente, non ho provato di persona" sorrise il dottore " ma posso immaginare cosa succede, si ha una
sensazione di freddo improvviso, ha presente quando è una giornata afosa come oggi e si entra in un
ufficio dove c'è l'aria condizionata al massimo? Ecco, un escursione termica di 15­20 gradi improvvisa, poi
sempre più freddo, una sonnolenza come in quello psicofarmaco di cui parlava prima, così ci si addormenta
freddolosi sotto le coperte. E non ci si sveglia più. Ho deciso di darle questa pillola, è la prima volta che la
dò a qualcuno. Ho ascoltato attentamente quanto mi ha detto e sono convinto che, invece, nel momento in
cui avesse davvero la possiblità di morire, lo eviterebbe. Così, sono tranquillo. So che non userà mai la
Me ne tornai a casa pensieroso, non dopo una lunga passeggiata dove visitai quasi ogni parco cittadino,
con un attenzione particolare, come se li visitassi per la prima volta. Ero comunque abbastanza di
Invece, come al solito, una volta cenato, una volta sbrigato la corrispondenza e le telefonate agli amici, una
volta guardato il telegiornale con il solito bollettino da fine del mondo, la cara vecchia depressione tornò a
trovarmi, quella sera più pesante del solito, come se avesse voluto punirmi per averle cercato di sfuggire
scappando inultimente sul mare. La pillola era sul tavolo, la tenevo poggiata sopra un piattino come una
reliquia, me la ero messa sul tavolo dove avevo cenato, e sopra il televisore durante il telegiornale, dove
rimasi turbato, per i motivi che ho spiegato sopra, alla notizia di un diciottenne extracomunitario che al
primo giorno di lavoro, pieno di entusiasmo e di orgoglio, era caduto dall'impalcatura alla quale era stato
E non si era alzato. Decisi di prendere la pillola. Mi preparai un bicchiere d'acqua, fresco, pulito, chiari
fresche dolci acque, acqua azzurra acqua chiara. Inghiottire la pillola fu un momento. Un sorso d'acqua. La
pillola non aveva alcun sapore. Non mi fece nessun effetto. Era uno scherzo del dottore, aveva voluto
mettermi alla prova e non ero stato capace di resistere. Ne avremmo parlato a lungo.  E va bene così. La
televisione continuava ad andare, e pensai che il momento più fiacco della televisione è quello che va dalle
otto e mezzo alle nove. I telegiornali sono finiti, e i programmi della sera non sono ancora cominciati, è una
mezz'oretta lasca, inutile, riempita da giochini insulsi, donnine svestite, promozioni pubblicitarie, mezz'ora di
Per fortuna, poi, trasmisero un film molto interessante. Ho il videoregistatore e il lettore dvd, però, chissà
perché, lo impiego solo quando non c'è davvero nulla di buono perché, non so spiegare perché, preferisco
vedere un film quando è trasmesso dalle televisioni e non sono l'unico a guardarlo.

Verso le dieci di sera cominciai ad avere freddo. Non collegai subito le due cose, ma quando poi ci riflettei ebbi paura, come non Il freddo aumentava, recuperai una coperta pesante che era stata già archiviata nell'armadio e non sarebbe più dovuta uscire fino ad ottobre inoltrato, pensavo a tante cose, guardavo il film americano che stavano trasmettendo con rinnovato interesse, forse sarebbero state le mie ultime immagini del mondo prima di morire, pensavo a tante cose, ricordi vicini e lontani, persone del passato che mi ero praticamente dimenticato, mi venivano in mente solo ricordi belli. Questi pensieri, uniti al freddo ed alla sonnolenza che mi stavano coprendo come un sepolcro, mi confondevano. La casa non era sottosopra, ma era comunque la casa di uno scapolo abituato a lavare i piatti il giorno dopo e ad avere qualcuno che gliela sistema, la casa di una persona che non aveva previsto di morire quella sera.. mi sdraiai vestito sul divano, avvolto nella copertona, battendo i denti e faticando a tenere gli occhi aperti... il mio progetto di morire in una casa perfettamente a posto, in un bel lettone e col pigiama pulito dopo avere sistemato tutte le mie cose e avere scritto lettere ai miei cari era andato a ramengo... l'ultima immagine del mondo prima di morire, vista in televisione, era di un campo di golf verdissimo... non avevo mai guardato un film con tanta attenzione...
l'ultimo pensiero prima di morire fu che il mio capitale, non stratosferico ma nemmeno disprezzabile, adesso
a chi andava? avrei voluto lasciarlo ai due nipoti di mio fratello, ancora dei bambini...

Quando mi svegliai il giorno dopo, il calore afoso della giornata fu per la prima volta una sensazione
piacevole, mi era rimasta addosso una sensazione di freddo, però ero madido di sudore in quella coperta
invernale. La televisione era rimasta accesa tutta la notte e adesso stava trasmettendo un telefilm di quelli
ospedalieri. Rimasi qualche tempo a guardare la televisione, come l'avrebbe guardata un viaggiatore del
tempo venuto dai secoli antichi, come se fosse stata una invenzione straordinaria. Intanto, mentre il freddo
passava e mi scioglievo di sudore, compresi che quanto mi aveva dato il mio dottore era solo un potente
psicofarmaco, più potente degli altri, aveva voluto mettermi alla prova, aveva voluto farmi capire
Finalmente, mi alzai da quel divano che ormai aveva preso la forma della mia schiena, e affrontai la
giornata. A parte che presi quella coperta pesante, la misi in un sacco e la buttai via, la giornata non fu
diversa da tutte le altre: televisione, telefonate,letture. Se il dottore aveva voluto darmi una nuova
prospettiva nel rapportarmi alla vita, non aveva ottenuto nulla: quell'esperienza non mi aveva per niente
cambiato, non aveva cambiato il mio modo di trascorrere il tempo, di annoiarmi o di divertirmi. Posso dire
solo di essere stato spronato a scrivere qualcosa che da tempo evitavo di scrivere: il mio testamento, nel
quale. oltre a pensare ai miei nipotini e alla beneficenza, lasciavo qualcosa anche alla mia tata, per
ringraziarla dell'attenzione con la quale accudiva alle mie cose.


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