giovedì 12 gennaio 2012

introduzione a Gargantua e Pantragruel di Francois Rabelais


Mastro (Maitre), come da tutti veniva chiamato, in omaggio alla sua sapienza, Francois Rabelais visse tra il 1483 - 1494 e il 1553. L'anno di nascita è assai incerto, oscillando tra questi anni. Possiamo da subito notare che visse, studiò, lavorò e scrisse in un periodo storico e culturale assai importante, per la Francia e per l'Europa. Viene considerato un umanista, anzi uno degli umanisti francesi più importanti del suo tempo, ma questa definizione gli calza stretta, come vedremo. Più corretto associare la sua opera al filone dell'Anticlassicismo  o Antirinascimento, introdotto nel linguaggio della critica d'arte da Eugenio Battisti nel 1962:

"Con Antirinascimento si indicano tutte quelle correnti anticlassiche, manieriste, espressioniste e allegorico-simboliche che nell'arte e nella letteratura del '500 convivono e si intrecciano con quelle più propriamente classiche dell'ordine razionale, della simmetria e della prospettiva, solitamente indicate col termine rinascimento, le quali rifiutando le norme tematiche e linguistiche, rifiutano l'argomento "alto" come il petrarchismo ("erano i capei d'oro a l'aura sparsi..") e scelgono come argomento tutto ciò che è "basso", come il corpo, il cibo, il vino, sopratutto, contraddistinguendosi, sul piano linguistico, per una grande ricchezza e creatività verbale. L'antirinascimento tende, insomma, alla rivalutazione di tutto il complesso di immagini astrologiche, cosmologiche e a contenuto magico-esoterico e allegorico-simbolico dell'arte e della letteratura del '500 per molto tempo trascurate o svalutate dagli storici dell'arte, ma che oggi sappiamo essere state parte integrante della cultura, dell'universo mentale e della stessa produzione di quasi tutti i maggiori artisti del rinascimento. In questo senso il termine antirinascimento coincide con quello di manierismo, ma nello stesso tempo è più ampio perché  comprende e valorizza anche gli aspetti eccentrici e trasgressivi del capriccioso, del grottesco, del mostruoso e del deforme che hanno caratterizzato l'immaginazione del Cinquecento in aperta polemica con l'idea di ordine, di equilibrio e di decoro del classicismo. 
                                                   " L'antirinascimento: con un appendice di testi inediti, Eugenio Battisti, Garzanti, 1962-1989


Credo sia la mia fascinazione per il barocco, per l'anticlassicismo, per l'anti-manierismo, e quindi anche per il futurismo al quale ho dedicato un lungo studio sfociato in una serie di performances-laboratori, che mi ha fatto interessare a prima vista, a prima lettura di Rabelais e del suo mondo, il primo impatto è stata una frase sentita al liceo, "la substantifique moelle", ovvero, riprendendo la lunga introduzione al Gargantua scritta dall'autore medesimo: 

"Vedeste mai un cane trovare un osso midollato? Il cane è, come dice Platone (Lib. II De Rep.) la bestia più filosofa del mondo. Se l'avete visto avrete potuto osservare con quale devozione lo guata, con qual cura lo vigila, con qual fervore lo tiene, con quale prudenza lo addenta, con quale voluttà lo stritola e con quale passione lo sugge. Perché? Con quale speranza lo studia? Quale bene ne attende? Un po' di midolla e nulla più. Ma quel poco è più delizioso del molto di ogni altra cosa, perché la midolla è alimento elaborato da natura a perfezione, come dice Galeno (III, Facult. Nat. e XI, De usu partium). All'esempio del cane vi conviene esser saggi nel fiutare assaporare e giudicare questi bei libri d'alto sugo, esser leggeri nell'avvicinarli, ma arditi nell'approfondirli. Poi con attenta lettura e meditazione frequente rompere l'osso e succhiarne la sostanziosa midolla, vale a dire il contenuto di questi simboli pitagorici, con certa speranza d'esservi fatti destri e prodi alla detta lettura."

Precisando che dal cane si parla in Repubblica, libro 2 paragrafo 16, è questa una straordinaria dichiarazione d'intenti che anticipa quella che Balzac anteporrà a un'altrettanto maestosa opera, La Comèdie Humaine. E' proprio questo midollo osseo celato tra le pagine che molti studiosi ma anche molti lettori nei secoli hanno cercato di succhiare,  sviscerare. 

"opera aperta ed enciclopedica, capolavoro della letteratura rinascimentale, caratterizzato da una sorprendente molteplicità di episodi, disgressioni filosofiche, filologiche, scientifiche e pedagogiche" (Mario Bonfantini)

Più volte nella vita ho incrociato e sono ritornato a quest'opera immensa, appunto enciclopedica, una sorta di Divina Commedia o di Don Chisciotte che si può leggere d'un fiato oppure consultare come guida a molti percorsi e sottopercorsi di studio, dalla medicina antica alla filologia romanza, dalla storia moderna all'esoterismo, Rabelais mi ha portato ad una rilettura più accorta dell'Asino d'oro di Apuleio, o a riscoprire l'opera del dimenticato Ateneo, inteso come l'autore del Deiponsophistai, mi ha portato ad incuriosirmi di Jacquet de Berchem e di altri musicisti suoi contemporanei da lui più di una volta citati. Per questo, consiglio di accostarsi a quest'opera apparentemente difficile, "senza tema di perdersi nella vertigine della lista" (Umberto Eco) di giochi, canzoni, cibi, passatempi, attività varie, anzi cercando di andare "sotto il velame degli versi strani". 

La divisione in cinque libri è complessa e ancora oggi oggetto di controversie tra gli studiosi, ma anche al lettore più giovane o smaliziato, che si limita a divertirsi con le prime avventure di Gargantua e Pantagruele, non sfugge la differenza di stile e la graduale evoluzione, l'addensarsi dei contenuti.  Il primo libro ha per titolo "La molto orrifica vita di Gargantua padre di Pantagruele", il secondo "Pantagruele restituito al naturale con le sue gesta e prodezze spaventevoli", i seguenti vengono indicati come Terzo, Quarto e Quinto libro. Infatti, la versione per ragazzi, adattata, censurata e molto più breve, propone solo i primi due volumi, con Gargantua e suo figlio Pantagruele, giganti grotteschi ("grotesque" che deriva dall'italiano "grotta" ha avuto la sua diffusione nel linguaggio quotidiano francese a partire da quest'opera, come altre locuzioni e modi di dire, "la gatta frettolosa fa i gattini ciechi" e tanti altri) che si confrontano con il mondo, ma che, a differenza di Gulliver (altro romanzo enciclopedico conosciuto ai più solo nella sua versione edulcorata e ridotta) rifiutano di adattarsi e sottomettersi, anzi è il mondo che dovrà plasmarsi alle loro esigenze, curiosità, capricci (l'uomo del rinascimento appunto). 

Se i primi due volumi sono appunto divertenti, i successivi tre divengono via via sempre più densi di segni, indicazioni, disquisizioni letterarie. Il Terzo Libro, quello che amo di meno anche se non manca certo di spunti di grande interesse, è una riflessione sul matrimonio, se sia necessario, utile o il contrario. Qui, come qualcuno ha notato, ci si dimentica delle dimensioni di Pantagruel, è un gigante ma di erudizione e saggezza, libro questo che sembra di passaggio verso il vero viaggio psichedelico del Quarto Libro, alla ricerca dell'Oracolo come in un film di avventure, attraversando isole e penisole popolate da strani personaggi, viaggiando nel mondo alla rovescia di Bosch, di Bruegel il Vecchio, ma anche di Mordillo, di Jacovitti. Con il Quinto Libro, il viaggio si conclude e il tono cambia ancora, se i primi capitoli (detti dell'Isola Sonante) sono attribuiti definitivamente a Rabelais, la parte centrale appare visibilmente opera di un autore o più autori che abbiano ripreso intuizioni e tracce dello stesso, ma rielaborandole e senza avere la leggerezza e genialità di stile. L'ultima sezione riprende, per non dire che ricopia, le sezioni conclusive dell'Hypnoteromachia Poliphili e L'Asino d'oro di Apuleio, basta confrontare i libri in questione per rendersi conto che si tratta qui non di Rabelais, ma di un anonimo copista senza fantasia, come se al giorno d'oggi qualcuno facesse copiaincolla da Wikipedia, limitandosi a cambiare qualche frase e locuzione.

Iniziato è considerato Rabelais dagli esoterici, allo stesso modo di Dante, ma sicuramente "iniziato" ad una superiore conoscenza e sapienza, alla quale possiamo e dobbiamo attingere. Una fonte inesauribile di spunti, idee e intuizioni, che ha contribuito a formare e modellare il mondo culturale successivo, come gli riconobbe Voltaire che pure non lo prediligeva, proprio come i giganti protagonisti plasmano il mondo a seconda dei loro bisogni, seguendo il motto "fais ce que tu voudrax"  (Andrea Daz)


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