lunedì 23 gennaio 2012

VIAGGIO ASTRALE A PAPEROPOLI - seconda puntata

Il mio terzo e ultimo viaggio fu anche quello più lungo e importante. Avvenne però non subito dopo, anzi passarono diversi giorni. Cercai diverse volte il mio amico al cellulare e su facebook, senza averne traccia, però sul momento non mi preoccupai, perché non ci sentivamo tutti i giorni e lui aveva l'usanza di apparire e scomparire a periodi.

                   (n.d.a. facebook è scritto volutamente sempre in minuscolo)

Fu nel corso di una svogliato sabato mattina, mentre sorseggiavo il mio solito Nescafé e pensavo a tutt'altro, che mi apparve Archimede Pitagorico, a ricambiare la visita. Non era proprio in viaggio astrale, perché lo vedevo distintamente, sembrava un ologramma, una delle sue mille invenzioni sicuramente.
"Carissimo, ma che piacere la tua visita! Posso offrirti un camparino, un gingerino, un whiskino, uno champagnino, due uova col bacon, due tartine col caviale e salmone, un light brunch con dei voulavant a la soupe d'oignon avec les champignons brulés???"
"No, grazie, vado di fretta, non prendo niente"
"Mi è andata di culo perché in frigo avevo solo una bottiglia di minerale di due anni fa mezza vuota, un uovo sodo della Pasqua 2004 e un pezzettino di burro così vecchio che ormai la muffa ci ha fatto sopra le piantine."
"Non perdiamo tempo, Andrea, il tuo amico è in pericolo!"
"Cosa?"
"Nel suo ultimo viaggio è rimasto incastrato in un piano astrale intermedio, quello che avevi rischiato anche tu l'altra volta, e non riesce più a tornare!"

Archimede era certo un tipo pragmatico, non perdeva tempo, infatti mi ritrovai a Paperopoli prima ancora di riuscire a rispondere, ancora con la mia tazza di Nescafé in mano. Ora eravamo di fronte al negozio-laboratorio di Archimede, mi chiesi perché ci eravamo trasferiti fuori, e non dentro, ma ebbi subito la risposta voltandomi. Avevo visto qualcosa di simile nelle storie di zio Paperone, ma in quei casi la vettura era guidata da Battista, l'ineffabile maggiordomo, una sorta di automobile per muoversi nel tempo oltre che nei vari spazi e dimensioni, che ricordava il film Ritorno al Futuro, e viceversa.
"Saliamo subito a bordo, l'unica cosa che mi preoccupa sono le condizioni meteo, quando cominceremo a muoverci nel tempo invece che nello spazio,  il vento e/o la pioggia potrebbe portarci su piani astrali e temporali diversi da quelli che vogliamo. Possiamo dunque dire che se non si alza il vento, la situazione è sotto controllo."
"E se si alza il vento", aggiunsi io, mentre salivo sullo strano veicolo "... sono caaaa........."
Il resto della frase si spense nelle mie labbra, Archimede mi guardò storto, mi ero dimenticato che a Paperopoli, se c'era un senso dell'umorismo, era molto diverso dal nostro, o meglio dal mio.
 Istintivamente, mi ero messo sul sedile del passeggero, stavo già cercando la cintura di sicurezza, che non c'era proprio, quando mi accorsi che Archimede mi guardava fisso.
"Ok, Archimede, prometto che non ne dico più..." poi capii.
Dovevo guidare io.
Ora, io non guido, la patente ce l'avrei ma non guido quasi mai l'automobile normale, figurati quella. E poi non ci avevo fatto caso subito, però guardandola meglio lo realizzai. Era una versione a quattro posti, con cappotte, più allungata dell'auto di Paperinik.
"Io non posso guidare, non ho la patente.", mi spiegò sbrigativo Archimede.
Mi vennero in mente quei cortometraggi di Stanlio&Ollio, quando Ollio guarda verso la cinepresa in maniera eloquente.
"Io non ho dietro la mia, non ho neanche il portafoglio con me, mi hai prelevato al volo, e poi anche nel mio mondo non guido mai, è come se non ce l'avessi."
"Per te è diverso, tanto sei sempre con me, se ti fermano per chiederti documenti, patente o biglietti ti faccio ritornare subito al tuo mondo."
Capito. Va bene, facciamolo.

Mi accorsi che guidare a Paperopoli era facile, divertente e scorrevole, come guidare le automobiline degli autoscontri, non c'erano le marce ed era un piacere muoversi, era come andare in bicicletta, mi abituai subito ell'esperienza e la trovai spassosa, infatti per il resto dell'avventura che vado a raccontare mi limitai a fare da autista, credo che se qualcuno avesse voluto prendere il mio posto lo avrei morsicato ad una mano, pardon ad una zampa.
"Andiamo alla casa di Paperino, Andrea."
"Ok"
"Ma come, vedo che conosci la strada!"
"Certo, ci sono stato nel viaggio astrale precedente, poi io ho un senso dell'orientamento pazzesco, tranne quando vado a Roma, là mi perdo sempre :-)"
Avete visto che alla fine della mia frase ho messo un emoticon, lo smile? :-)  ebbene... in quel mondo folle gli emoticon apparivano, era difficile da spiegare, era come quando in Pulp Fiction Uma Thurman disegna un rettangolo con le dita e il rettangolo si vede, era una cosa così.

Ma proseguiamo, in tutti i sensi. Come già spiegato, Paperino e Archimede abitano assai vicino, l'altra volta ci ero andato a piedi, figuriamoci in macchina, e con la macchina di Paperinik, e poi a Paperopoli senza mai traffico. Insomma, non ci fu tempo nemmeno di scambiare due chiacchere, a parte una domanda che mi fece Archimede:
"Sai, dopo il tuo ultimo viaggio da noi sono andato a curiosare su di te, ho letto il tuo blog e i tuoi racconti, anche quello che parlava di noi, e ti ho trovato facilmente su facebook.
Volevo tanto chiedertelo......      ma perché metti la foto del pinguino???".
La mia frenata dinanzi alla casetta a due piani di Paperino fu un tantino più brusca del normale.

Stavano ad aspettarci, lui e i tre nipotini. Altro dettaglio che nei fumetti mi era sempre sfuggito è che loro, essendo appunto dei paperi, delle anatre, delle galline o dei cani, non si salutano stringendosi la mano, abbracciandosi o dandosi bacetti. Si salutano e basta, rimanendo a distanza. Fu emozionante per me vedere Paperino per la seconda volta, ma sopratutto incontrarlo, parlarci, salutarlo. Questa volta era simpatico, allegro come nei fumetti, l'altro giorno doveva essere davvero in un momento storto, ma a chi non capita di esserlo? Più freddi con me, o meglio intimiditi, Qui, Quo, Qua, nelle storie sempre così spavaldi, invece erano dei bravi ragazzi molto educati e silenziosi, che si accomodarono subito sul sedile posteriore, mentre Paperino parlava con Archimede nella loro lingua ostrogota, per non farsi sentire da me. Mi ritrovai a pensare al famoso Manuale delle Giovani Marmotte, mi chiesi se i tre paperini l'avevano con loro, mi sono sempre chiesto, e non solo io, come faceva in un manualetto così piccolo a essere scritto tutto, su qualsiasi argomento, "lo scibile umano", avrebbe detto Cartesio.  Il manuale della Mondadori che era uscito negli anni '70 era una presa per i fondelli di noi bambini dell'epoca, anche se divertente, conteneva qualche istruzione per montare una tenda o cuocere un uovo sodo, invece quello che avevano loro era ben altra cosa, secondo me era un collegamento a Internet, una sorta di i-pad camuffato da libro, cercavano le informazioni su Google o Wikipedia. Altri, tra cui il mio amico al momento sparito, dicevano che i tre si inventavano le cose di sana pianta facendo finta di leggere sul volumetto, per quello poi davano sempre informazioni sbagliate e Zio Paperone si incasinava sempre nei suoi viaggi. Li vedevo così a disagio, piccolini e diffidenti nei miei confronti che rinunciai a fare loro ogni domanda, preferendo rivolgermi a Paperino, mentre Archimede a sua volta si era silenziosamente immerso nei suoi pensieri. Paperino mi faceva da "navigatore" attraverso Paperopoli, seguendo le sue istruzioni e con la mia facilità di guidare quella macchinina giocattolo, ero un perfetto autista per loro.

Dal quartiere residenziale verdeggiante dove abitavano Paperino e Archimede e dove si trovava il deposito di Zio Paperone, ci dirigevamo verso il centro di Paperopoli, stavamo tornando nel punto dove avevo incontrato il mio amico nella puntata precedente, da dove egli mi aveva ricacciato bruscamente a casa mia. Tra di loro i paperi parlavano nella lingua impossibile che dicevo, ma con me, usando il dispositivo inventato da Archimede, si parlava in italiano, anche se era un italiano strampalato, che ricordava le traduzioni automatiche di Google, con l'aggravante di un accento milanese-bresciano-bergamasco buffissimo, dovuto all'impostazione regione selezionata: "lombardia". Come quando capita di conoscere di persona un attore o un regista importante, avevo mille cose da chiedere a Paperino, ma banalmente, mentre guidavo, gli chiesi solo: "E Paperoga invece dove abita? In un'altra zona?". Paperino non mi rispose, cambiò subito discorso, non volli insistere, come quando chattando su facebook si toccano tasti sbagliati. Devo dire che lo stralunato Paperoga, ancora più di Paperino, è forse il mio personaggio preferito della banda. Certo, gli amici dicono che Archimede Pitagorico, per il gilet che spesso metto e per tante altre cose, potrebbe essere il mio alter ego, però, adesso che era accanto a me pensieroso sul sedile passeggero.. no, era troppo serio, anzi serioso.

E così arrivammo alla pasticceria, all'agenzia di viaggi, dove mi ero fermato la volta precedente. Avevo visto arrivare Topolino e Pippo, mi sembrava di avere intravisto Basettoni, poi basta. E in quel momento, il mio amico, salvando me, era rimasto intrappolato in un piano astrale intermedio tra Milano e Paperopoli.

"Scusami, Archimede, ma quando piove come fate?", dissi ad Archimede, mentre parcheggiavo con un'abilità che mi sorprese.
"Perché?"
"Cioè, le macchine sono tutte decapottate, quando piove come fate?"
Archimede mi guardò storto. "Quando piove le auto rimangono in garage e noi andiamo a piedi! Ma guarda che tipo! Tsk!" e si allontanò sprezzante, andando a incontrare Topolino.
"Ok" pensai tra me e me.

E  rivolgendomi a Paperino, gli dissi che mi era venuta una gran fame.



                                                       2 - continua??

               
                                                                (di Andrea Daz  - inedito, solo online)

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